L'Appia che vogliamo

L'Appia che vogliamo

di Rita Paris

Appia Antica, sabato 13 febbraio 2016
Pubblichiamo l’intervento di Rita Paris, che ha assunto l’incarico di Direttrice del Parco Archeologico dell’Appia Antica, pronunciato il 27 marzo a Roma, Palazzo Massimo

 
Oggi inizia formalmente il mio incarico di Direttore del nuovo istituto autonomo del Parco archeologico dell’Appia Antica. Era mio desiderio quindi fare un bilancio sull’attività svolta come funzionario archeologo della ex Soprintendenza Archeologica di Roma, con sei Soprintendenti (dal 2004 a oggi) e recentemente con due Soprintendenti e due Direttori ad interim. Lo faccio oggi qui con un po’ di colleghi e amici che hanno particolarmente seguito e affiancato il lavoro e con voi della stampa che avete sempre seguito e reso possibile la conoscenza al vasto pubblico di progetti, novità, scoperte.
 
Palazzo Massimo
Nel 2004, insieme all’incarico dell’Appia e dell’ambito territoriale del Municipio VIII e di quella parte del I che coincide con il primo tratto della Via Appia, Adriano La Regina ha voluto assegnarmi la direzione di Palazzo Massimo.
 
Senza trascurare l’impegno precedente, ho intrapreso un’opera di rinnovamento degli allestimenti e degli apparati didattici per la migliore comprensione delle sezioni e delle opere del museo, portando avanti il lavoro per fasi, insieme agli approfondimenti scientifici e alle attività di ricerca, anche in accordo con le altre sedi del Museo Nazionale Romano.
 
Nei nuovi allestimenti una cura particolare è stata rivolta all’illuminazione, all’uso dei colori, agli aspetti della conservazione di opere “speciali” (bronzo, avorio, affreschi, pietre e metalli preziosi). Apparati didattici, didascalie delle opere e testi introduttivi delle sezioni, in doppia lingua, sono stati redatti in modo da offrire informazioni esaustive, scientificamente aggiornate, con una terminologia alla portata di tutti.
 
Ho curato l’edizione di volumi per specifiche classi di materiali e un catalogo di tutte le opere, che hanno rappresentato una fase rilevante nel processo conoscitivo del museo.
 
Pur non disponendo di spazi specifici per allestimenti temporanei siamo riusciti a organizzare mostre anche importanti, come “Rosso Pompeiano”, “Mostri”, “Rivoluzione Augusto”, oltre che presentazione di opere e complessi da scavi o recupero da parte dei Carabinieri Tutela Patrimonio Culturale.
Il museo si è inoltre aperto a incontri culturali, presentazioni, convegni, concerti, eventi di diverso genere, che hanno contribuito notevolmente a rendere i luoghi centri vivaci e frequentati da un pubblico eterogeneo, grazie anche al riallestimento della sala conferenze. E recente (dicembre 2016) è la mostra “Archaeology & Me”, aperta insieme a una nuova presentazione delle due Sale degli originali greci, con il Pugilatore, per le quali è stato creato un sistema di climatizzazione 24 ore su 24.
 
 
Alla fine del 2009 abbiamo realizzato la prima campagna di comunicazione pubblicitaria coordinata per le quattro sedi del Museo con teli di proiezione di alcune opere sulle facciate degli edifici che ha trasmesso con efficacia suggestioni e attratto visitatori, sfatando il pregiudizio per cui il museo è un luogo per specialisti. La campagna ha portato a un incremento di visitatori nell’anno successivo del 21%.
 
 
Ho portato a conclusione il progetto per la caffetteria/ristorante, comunicante direttamente con le sale del museo, con accesso anche dall’esterno; ne sono stati curati anche il concept generale e i documenti per il bando della concessione (ora gestita da Consip). Si tratta dell’edificio lungo Via Amendola, disposto su due livelli, con una terrazza e un negozio che può avere la capienza di circa 220 posti. I nostri lavori sono conclusi e attendiamo l’esito della gara che è stata pubblicata da Consip il 1 agosto 2016.
 
 
Tra le cose che si vedono meno, ma di cui sono molto orgogliosa, vorrei segnalare la riorganizzazione di alcuni servizi, gli interventi per la totale accessibilità del museo (con la rampa nel cortile in corso di realizzazione), due piani fasciatoi, il rifacimento della sala regia (in corso), la segnaletica di tutti i quattro piani del museo, e altro ancora.
 
Nel quotidiano ho cercato di frequentare il museo cercando di comprendere dove il pubblico fosse poco attratto o dove gli studenti si trascinassero noiosamente. Il museo deve essere presentato offrendo una chiave di lettura immediata e deve saper raccontare la storia e la cultura artistica. Nel 1957 Giulio Carlo Argan individuava una delle cause della crisi dei musei italiani nella condizione della cultura che non “utilizza” il museo, considerandolo un’attrazione turistica, piuttosto che un potente mezzo di educazione collettiva. Ecco, credo che il museo debba rappresentare un centro di cultura, in stretto collegamento con la vita della collettività, la quale dovrebbe essere maggiormente invitata a partecipare e a frequentarlo in modo abituale.
 
I visitatori sono aumentati nel corso di questi anni (da scarsi 100.000 a circa 165.000) grazie alle mostre e alle campagne di comunicazione. Molti di questi progetti sono stati realizzati in collaborazione con il concessionario Electa e CoopCulture.
 
Degli altri monumenti voglio ricordare il restauro completo della Piramide di Caio Cestio (con la direzione sapiente dell’architetta Maria Grazia Filetici) e alcuni restauri nei Colomabri di Vigna Codini (primo tratto dell’Appia entro le mura), di proprietà demaniale ma dentro proprietà private, quindi di difficile fruizione.
 
 
Appia
Il nuovo istituto autonomo del Parco Archeologico dell’Appia Antica ha competenza sulla tutela mista (come per le Soprintendenze e altri Parchi): archeologica, architettonica, paesaggistica, storico-artistica. La perimetrazione coincide con quella del Parco Regionale ed esso ha competenza sui monumenti del Demanio dello Stato. Il direttore è responsabile del progetto di valorizzazione dell’intera strada consolare e coordina le iniziative riguardanti l’Appia sul territorio nazionale.
 
Mi occupo dell’Appia dal 1996. Alcuni mesi dopo aver assunto l’incarico è venuto a mancare Antonio Cederna e con lui quella straordinaria, incessante capacità di denunciare abusi, violazioni, assenza di provvedimenti efficaci, iniziata nel 1953 con l’articolo sul Mondo intitolato I gangsters dell’Appia e mai interrotta con circa 140 interventi a stampa, a difesa dei valori della Regina viarum. Oggi il suo archivio con la biblioteca è conservato a Capo di Bove, aperto a tutti e trasferito per buona parte nel sito web www.archiviocederna.it.
 
In una situazione di notevole complessità, sono stati conseguiti risultati importanti per la valorizzazione del patrimonio culturale (fino al 2000 nessun monumento era aperto al pubblico) e per la tutela, aspetti inscindibili in questo territorio, amministrato già come si trattasse di un “Parco Archeologico”.
 
 
Restauro e cura del Patrimonio
 
È stata restaurata la strada, prima asfaltata, con i tratti di basolato riaffiorati, e i sepolcri che l’affiancano, secondo i principi del “museo all’aperto” di Luigi Canina; particolare impegno è stato rivolto al restauro del Mausoleo di Gallieno (da completare) e dell’Acquedotto dei Quintili (al termine); è stata poi riqualificata la porzione della strada ferita del GRA, ora interrato, che interrompeva l’Appia (con fondi dell’ANAS). Sono stati aperti al pubblico: Mausoleo di Cecilia Metella, Palazzo e Chiesa del medievale Castrum Caetani, Villa dei Quintili, dopo azioni molteplici di scavi, restauri, studi, allestimenti, adeguamenti per la fruizione. Sono state acquisite le proprietà private di Capo di Bove (esercitando il diritto di prelazione, costo euro 1.500.000) e di S. Maria Nova (a trattativa privata, euro 1.394.000), aperte al pubblico, dopo scavi, restauri, studi, adeguamenti (per quest’ultimo complesso si sta completando una seconda e impegnativa fase di restauri che ne consentirà la piena fruizione, anche con la predisposizione della struttura per un punto di ristoro). Si è proceduto all’impostazione e implementazione di un progetto di manutenzione annuale per la cura del patrimonio che ne consente la “conservazione programmata”.
 
I luoghi sono gestiti in un sistema pianificato e attrezzati anche con punti di accoglienza e servizi. Le risorse economiche – oltre 25 milioni di euro, a cui si aggiungono circa euro 1.500.000 annui per la conservazione – sono state amministrate con l’obiettivo di una graduale crescita dei beni per la fruizione pubblica.
 
Imminente è la chiusura del restauro dell’Acquedotto dei Quintili, le cui arcate immortalate in una fotografia di struggente bellezza di Thomas Ashby, si sviluppano come una freccia tra la via Appia Nuova e la Via Appia Antica, all’altezza di Torre Selce. Così questo monumento che caratterizza il paesaggio dell’Appia e della città, è salvato e forse riusciremo da subito e segnare un sentiero di percorrenza, in quel senso di penetrazione e trasversalità che riteniamo opportuno per tutto questo ambito.
 
Nel complesso del Tombe della Via Latina, stiamo per iniziare lavori che permetteranno di accedere anche alla Tomba Barberini, che si aggiunge alle altre due Tombe dei Pancrazi e dei Valeri, già accessibili con visite guidate. Contemporaneamente si realizzerà l’illuminazione del percorso della strada antica che permetterà visite anche serali, oltre la possibilità di accogliere eventi culturali.
 
Stiamo per iniziare una campagna di scavo a Villa dei Quintili che chiarirà ulteriori elementi del grandioso impianto residenziale (fondi 2016 ex SSCol).
 
Entro i prossimi mesi completeremo il restauro di tutto il Casale di S. Maria Nova e altri interventi nel sito, compreso, come accennato, la realizzazione della struttura di un punto di ristoro.
 
 
Attività di valorizzazione
 
Molteplici sono state le iniziative organizzate: il Festival “Dal tramonto all’Appia”, le mostre sui temi dell’Appia e anche di artisti contemporanei, la realizzazione del film “Via”, l’applicazione “Verba Appia” per smartphone, l’allestimento del Giardino dei Patriarchi d’Italia e di un Arboretum, le campagne di comunicazione e promozionali, le attività didattiche per scuole e bambini.
 
Per i monumenti e la strada sono stati realizzati apparati illustrativi e di segnaletica, dépliant, siti web, www.viaappiaantica.com e www.archiviocederna.it.
 
Continua è la collaborazione con associazioni culturali per eventi e manifestazioni volti alla conoscenza e fruizione del patrimonio culturale. Intenso il rapporto con Università e Istituti italiani e stranieri, con i quali sono attivi accordi di ricerca archeologica, anche con metodologie innovative.
 
 
Tutela e condoni
 
Dal 1998, con la dichiarazione del vincolo paesaggistico per le zone d’interesse archeologico (DM 16.10.1998 L. 47/85 art.1 m), l’Appia è riconosciuta bene culturale d’insieme e la tenuta di Tor Marancia è stata sottratta all’edificazione e destinata a parco pubblico, integrato all’Appia Antica. L’azione di tutela rigorosa ha l’obiettivo del ripristino di uno stato di legalità contro l’uso improprio di aree di pregio e l’abusivismo, incentivato dalle leggi sui condoni. Riguardo all’abusivismo è stato promosso uno studio che individua e quantifica i manufatti illeciti, dal 1967 al 2011. Si tratta di oltre 1.500.000 di metri cubi. Da quanto risulta all’ufficio condoni di Roma Capitale, le richieste di condono dovrebbero essere intorno a 3000 (L. 47/85, L. 724/96, L. 326/03). Solo negli ultimi anni si è potuto avviare un confronto con l’Ufficio di Roma Capitale e la Soc. Risorse per Roma; in precedenza, e non sappiamo per quante pratiche, i condoni sono stati rilasciati senza i pareri delle Soprintendenze. E mi riferisco a nuove costruzioni e trasformazioni eclatanti, non a piccoli ampliamenti e migliorie.
 
Al riguardo occorre ricordare che il PRG del 1965 aveva sancito l’inedificabilità assoluta in tutto l’ambito dell’Appia. Infatti non è stata rilasciata da allora alcuna licenza edilizia, mentre si è lasciato crescere senza alcuna di capacità di repressione un abusivismo che ora vuole una legittimazione. Rispetto alle previsioni di quel PRG – acquisizione pubblica di tutto l’ambito – nulla è stato acquisito ad eccezione di parte del Parco della Caffarella (2000) e alcuni monumenti, mentre resta ancora sospeso il completamento del restauro del Casale della Vaccareccia.
 
Per l’Appia è stato approvato ed è vigente il Piano Paesaggistico 15/12 “Valle della Caffarella, Appia Antica e Acquedotti”, della Regione Lazio, redatto in condivisione con tutte le istituzioni. Come noto vi è un Parco Regionale con il quale, alla luce del nuovo istituto del Parco Archeologico, si dovrà sancire una migliore definizione delle rispettive competenze per non avere duplicati e indirizzare le competenze verso obiettivi specifici.
 
Obiettivo irrinunciabile resta la dimensione vasta, “oltre i recinti dei monumenti” della Via Appia, cuneo di storia, cultura e verde che, a Roma, si sviluppa, nella città costruita, dall’area archeologica centrale fino ai Castelli, ricchissimo di monumenti che, con la campagna circostante, hanno creato un paesaggio da salvaguardare e valorizzare come bene d’insieme.
 
Conoscenza e progetto devono guidare le scelte e i metodi delle azioni, in una realtà che oggi deve convivere con storie e situazioni, anche recenti, che ne sono parte integrante.
– Cura e crescita del patrimonio, anche attraverso l’acquisizione e il recupero di siti e monumenti di particolare rilevanza, per restauri, conoscenza e fruizione pubblica. Alcuni privati hanno offerto in vendita le proprietà con monumenti di grande importanza disegnati fin dal Rinascimento, non conosciuti al pubblico e che rischiano di crollare senza le cure necessarie.
– Beni demaniali da ridestinare;
– Creazione di percorsi attraverso monumenti e siti, come luoghi di conoscenza, spazi ricreativi, espositivi, per il ristoro e per eventi culturali;
– Formazione per scuole e università; partecipazione di istituzioni scientifiche; formalizzazione del legame con il mondo civico per saldare l’identità dell’Appia;
Sviluppo e cura dell’accessibilità e della mobilità, con la graduale riduzione del traffico privato;
– Accordi con altri Enti competenti, Comuni, Regioni, Vaticano, per un migliore coordinamento delle azioni e per il ripristino di uno stato di legalità;
– Comunicazione e racconto dell’Appia attraverso sistemi tradizionali e innovativi;
– Contributo d’investitori privati nazionali e internazionali per le azioni previste.
 
Tra le priorità c’è il restauro dell’ultimo tratto romano della strada, da Via di Fioranello, inaccessibile e in condizioni di elevato degrado. Lì vi è un ettaro che ci ha consegnato il demanio militare che, recuperato, può diventare uno dei punti di sosta e ricreazione lungo la strada.
 
Con la separazione della Soprintendenza si dovrà separare anche il biglietto Appia integrato, da anni, che include Caracalla, Cecilia Metella, Quintili con S. Maria Nova (6 euro, valido per una settimana). Tutto considerato e nella consapevolezza che l’Appia non si mantiene con gli introiti dei biglietti, sottoporrò alla valutazione della Direzione Generale l’opportunità di attuare una fase di sperimentazione con la gratuità degli accessi. Se dovessimo far pagare per i monumenti in consegna a noi e di cui abbiamo cura con le manutenzioni e i restauri, si dovrebbe introdurre un biglietto anche per il tratto di strada in consegna allo Stato, il Museo all’aperto realizzato dal Canina. La volontà è invece che l’Appia si affermi sempre più come bene pubblico, essendo parte della città che attraversa e promuovendone la fruizione piena, senza barriere.
 
Il messaggio che vorrei rivolgere alla comunità, cittadini e turisti, è quello contenuto nello stesso logo La Mia Appia, l’Appia di tutti e per tutti. Sviluppando il senso di appartenenza e chiamando tutti preservarla, rispettarla, in quanto bene proprio.
Al momento, il nuovo istituto per il quale è prevista una dotazione organica di 132 unità tra vigilanza, archeologi, architetti, storici dell’arte, archivisti, tecnologie, promozione e tutto lo staff per la gestione amministrativa, del bilancio, delle gare, contratti, fatture ecc. e del personale, ha una quasi totale carenza di personale; non vi è un archeologo, non un amministrativo per poter avviare il bilancio e provvedere alle esigenze primarie che non possono attendere, come il taglio dell’erba e molto altro.
Sono certa che per l’attenzione che il Ministro ha voluto rivolgere all’Appia, a breve, la struttura sia dotata del personale necessario al funzionamento e al rilancio di questo ambito che attende un riscatto da troppo tempo.     Interpreto il mio ruolo con grande senso di responsabilità. Non si può lasciare questa eredità al futuro e si deve cogliere questa occasione per impostare un lavoro che potrà essere continuato da chi verrà dopo.
 
 
 

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