Centri storici? Serve una tutela integrale

Centri storici? Serve una tutela integrale

Riproduciamo l’intervista rilasciata da Vezio De Lucia a Repubblica sulle politiche a tutela dei centri storici27-centro-storico

Cecilia Gentile
 
«Il centro storico di Roma deve essere riconosciuto bene culturale nella sua interezza, con un vincolo posto direttamente dal ministero». L’urbanista Vezio De Lucia, insieme a Italo Insolera e ad Antonio Cederna sempre in prima linea per la difesa dei beni culturali, sa che questo è l’unico modo per salvare i centri storici dalla decadenza.
De Lucia, il centro storico di Roma è senza difese.
«È una ferita che riguarda tutti i centri storici italiani, ad eccezione di casi isolati».
Perché?
«I centri storici sono stati considerati tradizionalmente luoghi in cui c’era densità di monumenti, ma il tessuto non era considerato meritevole di rispetto. La grande rivoluzione l’ha fatta nel 1960 Antonio Cederna con la Carta di Gubbio, che considera il centro storico nella sua interezza un bene da preservare e valorizzare. È stato uno straordinario salto di qualità».
L’articolo 43 del Piano territoriale paesistico della Regione Lazio dice che per il centro storico di Roma non serve il vincolo paesaggistico, basta che sia sito Unesco.
«È un’eresia. Il sito Unesco non c’entra niente, non dà nessuna tutela. Dico di più. Per Roma e i centri storici ci vuole un vincolo più forte di quello paesaggistico. Ci vuole il vincolo culturale».
Che differenza c’è?
«Il bene culturale è di competenza esclusiva del ministero, dello Stato. Il vincolo paesaggistico può imporlo anche la Regione e rende compatibile, per esempio, salvare solo le facciate e sventrare l’interno degli edifici. Poi c’è la vergogna del piano casa regionale».
Ci spieghi.
«Il piano casa permette l’incremento dei volumi, ad esclusione del centro storico inteso come area all’interno delle Mura Aureliane e di altre determinate zone indicate dai comuni. Ebbene, lo scempio dei villini è stato possibile per il piano casa della giunta Polverini. L’allora sindaco Alemanno non ha indicato tra le aree in deroga quella dei Villini. E per il futuro si profilano pericoli analoghi».
Perché?
«Perché l’estate scorsa la Regione Lazio ha licenziato la legge sulla rigenerazione urbana che è una specie di piano casa permanente. Permette le demolizioni e le sostituzioni esclusi i centri storici quali risultano dal Piano territoriale paesistico. Ma Il Ptp della Regione Lazio esclude porzioni di città che andrebbero tutelate come storiche, la zona dei villini, appunto. E qui la giunta Raggi è stata latitante».
Cosa doveva fare?
«Intervenire quando si discuteva la famigerata legge. Ma si può ancora riaprire la discussione».
Il piano regolatore di Roma tutela il centro storico?
«No. La vera tutela la garantisce il piano regolatore di Napoli, che ha considerato centro storico tutta la città che si è sviluppata fino al fascismo: 2000 ettari. E su tutti i 2.000 ettari ha posto una norma di vincolo assoluto».
Roma invece?
«A Roma, se volessero, la Soprintendenza e il ministero potrebbero fare molto di più».
 

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